Epilogo a Kler Law Seh

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31 ottobre 2008

Dopo cinque ore di intenso combattimento quasi tutti gli uomini della 3° compagnia del 201° battaglione Karen sono riusciti a lasciare il campo di Kler Law Seh, rompendo l’accerchiamento delle truppe birmane e delle bande partigiane al soldo di Rangoon. Isolati dal resto dei reparti dell’Esercito di Liberazione Nazionale, a corto di munizioni e senza più alcuna speranza di ottenere rifornimenti, i giovani soldati Karen si sono fatti strada attaccando proprio il settore tenuto dai miliziani del DKBA. Numerose le perdite tra i partigiani, mentre l’esercito patriottico conta per il momento soltanto tre dispersi.
La clinica “Carlo Terracciano”, che dall’inizio del 2007 ha garantito assistenza sanitaria a migliaia di abitanti del distretto di Dooplaya, è caduta definitivamente nelle mani dei collaborazionisti.
Come già avevamo detto, ricostruiremo ciò che le forze di occupazione vorranno distruggere. Non riusciranno a piegare un Popolo che da sessant’anni dimostra con i fatti di credere profondamente alle parole d’ordine che si è dato.
Una nota di tristezza scende su tutti noi che abbiamo a cuore le sorti della rivoluzione Karen e le speranze di libertà di questi leali e coraggiosi amici. Per anni abbiamo visitato i villaggi che ora conoscono l’occupazione birmana. Due delle scuole di Popoli erano lì.
Ripensiamo ai tanti visi sorridenti che ci davano il benvenuto quando i nostri medici e i nostri infermieri arrivavano nei templi buddisti, trasformati per l’occasione in ambulatori per centinaia di disciplinati pazienti.
Il Colonnello Nerdah Mya, che sta ora cercando di far ricongiungere i suoi soldati alle truppe di stanza a Boe Wae Hta (probabile prossimo obiettivo dell’avanzata birmana), ci ha contattati, ringraziandoci per aver tentato nei giorni scorsi di attirare l’attenzione della pubblica opinione e del mondo politico sulla grave situazione in cui versa il suo popolo.
“Oggi abbiamo perduto una battaglia” – ha dichiarato Nerdah – “come molte volte è successo in tanti anni di guerra soltanto perché i nostri ragazzi non avevano sufficienti risorse. Ma siamo ancora qui, sulla nostra terra. Pronti come sempre a rialzarci in piedi di fronte all’invasore”.

Fonte: Comunità Solidarista Popoli

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